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Bardello: cenni storici

Bardello si trova a confine tra Gavirate e Biandronno sulle rive del Lago di Varese; da ricordare un antichissima ghiacciaia

Cenni storici di Bardello



Fonte: I testi sono tratti da:

Autore: Marco Invernizzi e Andrea Morigi
Titolo: “I comuni della provincia di Varese”
Casa editrice: Edizioni Del Drago
Anno di pubblicazione:  Milano, 1992

I testi sono stati modificati e adattati per le esigenze del sito mantenendo invariate le qualitàdelle informazioni.




Bardello pare essere di origine celtica.

Luigi Brambilla infatti afferma che il toponimo deriva da bar (monte) e del (piccolo), riferendosi probabilmente alla collinetta su cui sorge la chiesa. Di parere dissimile è Dante Olivieri, autore del Dizionario di toponomastica lombarda, secondo il quale Bardello origina dal nome proprio Bardo.

 

Le risorse idriche locali sono state le protagoniste della genesi di Bardello, che si ebbe lunghissimo tempo fa.

I primi insediamenti avvennero nella preistoria, per la precisione nel Neolitico inferiore, ovvero la nuova età della pietra, dalla seconda metà del V millennio a.C. fino all’ultima parte dell’età del Bronzo (1200–900 a.C.).

 

A testimonianza delle prime abitazioni umane e dei primi sfruttamenti delle risorse idriche sta una grande palafitta ritrovata nel 1870 da Benesperando Quaglia, un notaio locale che si adoprò immantinente per allestire nella sua casa, chiamata il palazet, un piccolo museo contenente tutti i reperti archeologici ritrovati.

Su queste terre giunsero i Liguri, allogatisi nelle Prealpi attorno all’anno 1000 a.C, a cui seguirono i Celti e poi i Romani.

A questi ultimi si devono le origini dell’idioma locale, infatti il dialetto di Bardello origina dal latino, secondo quanto dimostra Federica Lucchini nel suo libro Bardello: dalle palafitte al 1899, in cui mostra una tabella di confronto tra i termini latini e il dialetto del borgo.

Purtroppo però le uniche testimonianze del periodo romano rimangono di natura orale, visto che non sono state ritrovate tracce archeologiche.

Del passaggio dei Longobardi non rimasero segni, a differenza di quanto avvenne per i paesi limitrofi.

Il paese viene citato nel Codex Diplomaticus Longobardiae del 712, anche se in realtà, successivamente, gli storici hanno dimostrato la falsità di questo documento.

 

Notizie storiche sul paese si devono anche ad alcune note lasciate ai posteri dal parroco Bernardinus Bexutius, che segnala, nel periodo tra il 1572 e il 1579, l’esistenza di centotrentadue abitanti tra i quali, egli afferma, non vi sono né concubini né usurai. In proposito dell’aspetto ecclesiastico, Bardello rientrò prima nella pieve di Brebbia fino al tempo San Carlo, il quale poi trasferì la sede pievana a Besozzo.

 

In quel periodo la maggior parte delle abitazioni e dei terreni apparteneva alla famiglia Besozzi, mentre il resto della popolazione, quasi tutti contadini, vivevano la loro vita, similmente agli altri abitanti del Varesotto, in un’alternanza di periodi grassi e magri, determinati principalmente dai raccolti ottenuti, questi a loro volta influenzati dalle condizioni atmosferiche.

 

Su altri documenti storici sono annotati eventi di tipo religioso, come la prima visita pastorale, avvenuta nella parrocchia di Santo Stefano di Bardello e condotta il 30 settembre 1567 dall’arciprete di Monza don Gio Batta Castano. Le visite pastorali, la cui pratica venne incoraggiata da San Carlo Borromeo, svolsero un ruolo fondamentale nell’insegnamento e nella coltivazione del credo cristiano, ma anche nella creazione delle scuole del Corpus Domini e del SS. Sacramento.

 

Nei secoli XVI e soprattutto XVII queste terre conobbero numerose occupazioni da parte di eserciti stranieri, i quali produssero degli influssi a livello non solo politico, ma anche culturale, in particolare nel dialetto locale. Infatti vi sono termini che rimandano alla sia alla lingua spagnola: ad esempio cazzoeula (ovvero verza con carne di maiale), sia a quella francese: fasoeu (fagioli) e fioeu (figli).

 

Sempre nel XVII vi furono dei progressi nelle tecniche di pesca nel lago di Varese, che contribuirono così al miglioramento dell’economia locale; e nel 1652 proprio il lago di Varese venne venduto dal governo spagnolo al conte Francesco Biglia, vescovo di Pavia, per la cifra di 80.000 lire imperiali.

 

Nei due secoli successivi, in cui questo territorio fu assoggettato al governo dell’Impero austro-ungarico, fu ancora il lago di Varese ad essere al centro delle vicende storiche. L’aumento delle rendite derivate dal mercato ittico facevano del lago un boccone prelibato, e il 3 maggio del 1783 lo specchio d’acqua su cui si affaccia Bardello diventò di proprietà della famiglia Litta. Ma il lago, oltre a fornire abbondanti quantità di pesci, era anche un ottimo sito per l’attività venatoria, grazie ai canneti che vi crescevano attorno. Successivamente, nel 1865, il lago di Varese (e il laghetto della Bozza), venne acquistato da Andrea Ponti, il quale rinominò l’isoletta presente al centro del lago con il nome della moglie, Virginia, lo stesso con cui viene chiamato oggigiorno.

 

Sebbene le risorse idriche fossero parte fondamentale dell’economia del borgo, la vita che si svolgeva a Bardello era fortemente contadina e al centro di essa stava la famiglia, solitamente numerosa, il che era dovuto non solo alle convinzioni religiose di quel periodo, ma anche alla necessità di accrescere la forza lavoro da impiegare nella faticosa attività agricola famigliare.

 

L’abitazione della famiglia era usualmente a forma di U, nella zona centrale solevano abitare i componenti, mentre nelle parti laterali si trovavano la stalle.

Nel cortile si poteva trovare un pozzo e dietro la casa si coltivava l’orto.

La cucina era il locale perno della vita contadina, e vi venivano cucinati piatti di antica tradizione, molto semplici ma genuini, alcuni dei quali si consumano tutt’ora: la buseca, la cazzoeula, la zupa, la caolca, un preparato a base di latte e vino, molto nutriente, ideale per resistere alle fatiche del lavoro agricolo.

E quando l’algido inverno principiava, ecco che la famiglia si riuniva attorno al camino, per discutere, per recitare il Rosario, per tramandare alle nuove generazioni le conoscenze necessarie per il lavoro e per condurre una vita sana e proba.

In questo modo, proprio grazie alle conversazioni scaldate dal fuoco si sono perpetuati tutti quei proverbi, pregni di saggezza popolare, che ancora oggi si sentono pronunciare, dai vecchi e dai giovani.

Il lago di Varese ha rappresentato una risorsa di estrema importanza per l’economia di Bardello, le sue acque erano tra le più pescose di tutta Europa e il pesce catturato veniva venduto usualmente al mercato di Arona, mentre di venerdì e durante la Quaresima i pescatori si recavano al mercato del Verziario di Milano.

 

La richiesta di pesce era così elevata che i pescatori dovevano lavorare anche di domenica, il che spinse San Carlo ad ammonirli, poiché in questo modo trascuravano di attendere alle funzioni religiose.


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